lunedì 30 luglio 2012

Esordio (quasi) perfetto per i colori italiani a Londra 2012

Un buon esordio, tralasciando la debacle del volley maschile, quello degli atleti italiani della pallavolo e del beach volley nelle olimpiadi di Londra 2012. Pronti via ed è stata subito la nazionale femminile, guidata fuori dal campo da coach Barbolini e diretta sul terreno di gioco dalle perfette mani di Eleonora Lo Bianco, ad imporsi sulla nazionale della Repubblica Domenicana. Un 3-1 nel quale si sono viste immediatamente le punte di diamante del team azzurro, fra tutti Simona Gioli, padrona del centro della rete, con sei muri e 19 punti in totale. “Mamma fast” ha suonato la carica per le compagne seguita dall’ottima prova di Costagrande a banda (16 palloni spediti a terra) ed Arrighetti, altro alfiere di centro, sempre con 16 punti al proprio attivo. Primo set dominato dalle giocatrici di Barbolini, secondo in cui le domenicane hanno dato battaglia fino all’ultimo pallone, riuscendo a portarsi sull’1-1.

mercoledì 18 luglio 2012

Beach Volley Rome Grand Slam: Gibb-Rosenthal padroni di Roma insieme alle svizzere Kuhn-Zumkehr. (2012)

Solo dodici mesi fa era stata una serata verde-oro ad illuminare il Foro Italico di Roma, sia nel tabellone maschile che in quello femminile, ma nel 2012 il torneo capitolino ha riservato agli appassionati di beach volley non poche sorprese. Nella finalissima per l’oro maschile, infatti, la coppia iridata Alison Cerutti & Emanuel Rego si è dovuta inchinare (senza nemmeno riuscire a vender cara la pelle) agli sfidanti statunitensi Jacob Gibb & Sean Rosenthal. Ribaltando ogni pronostico, gli atleti a stelle e strisce hanno messo subito in difficoltà i brasiliani scappando velocemente dalle grinfie del muro dell’erculeo Alison e mettendo alle corde l’esperto Emanuel. Proprio il secondo, autore di una gara davvero poco brillante, ha sbagliato in diverse occasioni costituendo, di fatto, il punto debole del duo sudamericano. Probabilmente una leggera stanchezza, oppure la paura di un qualche infortunio alla vigilia delle Olimpiadi di Londra 2012 hanno frenato l’intraprendenza brasiliana, a tutto vantaggio della voglia della coppia USA di riuscire a cogliere finalmente un oro in seguito a quello strappato nell’Open di Praga del 2008. 

Finale Volley A1 femminile. Gara 5 incorona Busto Arsizio Campione d’Italia, Villa battuto 3-2. (2012)


Al termine di una gara e di un campionato incredibili è stato il Busto Arsizio a prendersi lo scudetto 2011-12, stroncando le speranze di un ottimo Villa Cortese che ha fatto di tutto per fare altrettanto. Due squadre meritevoli del campionato che si sono affrontate a viso aperto (cercando entrambe il primo titolo della propria storia), graffiandosi ripetutamente nei vari match di avvicinamento all’atto conclusivo della stagione e dandosi battaglia senza esclusione di colpi anche in quest’ultimo atto. Altri cinque, combattutissimi, set, al termine dei quali Villa Cortese ha avuto la palla del tricolore (13-14 al tie-break), ma non l’ha sfruttata, finendo alla fine preda delle farfalle. Prima del fischio d’inizio è stato osservato il minuto di raccoglimento in memoria di Piermario Morosini, lo sfortunato calciatore scomparso ieri durante la gara Pescara-Livorno. La gara è iniziata molto male per le cortesine, messe pesantemente sotto nel primo parziale dalle bustesi che sono scese in campo più convinte dei propri mezzi e più pronte su ogni palla. Nel secondo è stato invece il cuore delle ragazze di Abbondanza a ribaltare, per l’ennesima volta, la contesa, trascinando le bianco-rosse fino ai vantaggi e beffandole sul punteggio di 28-30.

Volley A1 maschile: Il Macerata è campione d’Italia, battuto il Trento dei record. (2012)

Mediolanum Forum di Assago: la Lube Banca Marche Macerata è campione d’Italia 2011-12. Al termine di una stagione lunghissima, al termine di un inseguimento che a molti sarebbe parso inutile, al termine di una finale spettacolare, Savani e compagni si sono tolti la soddisfazione più grande, quella di strappare il tricolore dal petto di Juantorena e soci, incollandolo sulla propria maglietta. Fedeli all’adagio per il quale la vendetta sia un piatto da servire freddo, gli atleti di Alberto Giuliani sono stati addirittura glaciali nell’infliggere la delusione più grande agli avversari dolomitici, dopo aver provato la stessa amarezza al termine della finale di Coppa Italia di Roma. Dopo due ore e venti minuti di gioco, infatti, dopo essere andati sotto 0-2, i marchigiani si sono letteralmente risvegliati, ribaltando un match che ormai sembrava compromesso ed aggiudicandosi un tie-break da brividi. Risultato speculare a quello di Coppa segno di un grande equilibrio tra entrambe le formazioni. MVP è stato Jiri Kovar, subentrato in corso d’opera e autore di una grande prestazione che ha dato una marcia in più ai maceratesi.

Final Four di Coppa Italia, Trento campione (2011)

LUBE BANCA MARCHE MACERATA - CASA MODENA
Nella prima giornata di semifinali si sono scontrate le quattro migliori squadre del campionato, Macerata contro Modena e Trento contro Belluno. Lo scontro fra la formazione marchigiana e quella emiliana si è aperto con un primo parziale molto ben gestito dalla formazione maceratese che, stoppando gli avversari sopratutto a muro, è riuscita a contenere gli attacchi modenesi mettendo in difficoltà la squadra di Daniele Bagnoli. 25-14 il risultato del primo round, segno di una netta superiorità dei bianco-rossi in tutti i fondamentali. Nel secondo le cose non sono iniziate meglio a causa dei numerosi errori modenesi soprattutto in fase di attacco. In ombra anche Matteo Martino, al quale probabilmente non ha fatto bene l'escursione nel beach volley, sempre contenuto dal muro di Macerata, ma male anche la ricezione, messa duramente sotto pressione dalle potenti battute di Cristian Savani. La situazione non è migliorata con il passare dei minuti, di fronte all'ottima capacità di Dragan Travica di saper velocizzare il gioco dei suoi, mandando in difficoltà il muro giallo-blu. Sul 18-14 Bagnoli ha provato a rimescolare un po' le carte mettendo dentro Dennis per Kooy (cambio che avverrà spesso nel prosieguo del match), ma il funambolico cubano, servito appena entrato, ha subito impattato contro la muraglia marchigiana.

Manifestazione a Piazza del Pantheon contro il DDL Intercettazioni, dal nostro inviato... (2011)

Roma, piazza del Pantheon: mentre la vita della Capitale scorreva via, come di consueto, trascinata dall’ordinaria follia di traffico, lavori in corso, linee di mezzi pubblici deviate ed ingorghi, di fronte allo storico tempio ricostruito dall’imperatore Adriano è andata in scena la manifestazione contro il DDL Intercettazioni. A due passi dal Parlamento della Repubblica, dal quale alcuni politici (con solo pochi passi) hanno potuto giovarsi dell’ennesima passerella lietamente consegnata in pasto ai mass media, l’Ordine dei Giornalisti, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e l’Associazione dei Cronisti hanno cercato di sensibilizzare la popolazione di fronte “all’emergenza democratica” costituita dalla cosiddetta “legge bavaglio”. Poche, però, le persone accorse all’evento, forse qualche centinaio, in mezzo a folle di turisti incuriositi più dalla magnifica cupola del tempio romano che dal palco circondato di bandiere. Segno evidente di una certa stanchezza della popolazione media, probabilmente più preoccupata dalle fosche previsioni economiche di questi ultimi tempi, rispetto a questioni di cui si sente parlare ormai da troppo tempo e di cui non si riesce mai ad intravedere una conclusione definitiva.

Sciopero generale CGIL, dal nostro inviato... (2011)

Sciopero Generale indetto dalla CGIL: Dalla mattina alle ore 8.30 a Roma ed in molte altre città italiane si sono fermati i servizi essenziali della città, trasporti, uffici, scuole, enti pubblici con un’adesione che sembra essersi aggirata, secondo gli organizzatori, intorno al 60% dei lavoratori. Molti i disagi per la popolazione che sono stati giustificati con lo slogan “Scusateci, ma stiamo scioperando per voi”. Una mobilitazione ampia e lungamente attesa alla quale hanno partecipato i vertici della CGIL:  Claudio Di Bernardino (segretario regionale) era presente a Roma, mentre il Segretario Generale Susanna Camusso ha scelto Napoli per dire no alle politiche sociali del governo Berlusconi. Il più antico sindacato italiano è voluto scendere in piazza contro la crisi economica mondiale che i governi stanno cercando di far ricadere sui lavoratori attraverso esternalizzazioni, eliminazione dei contratti collettivi nazionali, licenziamenti indiscriminati, progressiva eliminazione dei diritti del lavoro e semplici tagli allo stipendio. I partecipanti hanno ammonito chi li ha criticati con questo slogan: “Chi non è colpito oggi rischia di esserlo domani”. Il Segretario Camusso ha affermato: “Con lo sciopero chiediamo un fisco più giusto, per andare a trovare le risorse laddove ci siano e, magari, siano anche aumentate in questi anni di crisi. Lo facciamo per proteggere il lavoro, perchè l’occupazione flessibile venga utilizzata solo dove possa essere davvero utile e non in maniera indiscriminata”.

La morte di Gheddafi. La fine del tabù del Capo come rito di passaggio di un’epoca. (2011)

E’ di qualche giorno fa la notizia della cattura e della morte del leader libico Muammar Gheddafi. Ovviamente c’è chi non crede alla notizia, sospettando l’intervento in extremis di fantomatici sosia e complotti internazionali che abbiano garantito un qualche genere di segreto salvacondotto al vecchio leader. Per costoro la ratio del presente commento sarà di certo inutile. Chi pensa che i dittatori (così come i proverbiali rompiballe) non crepino mai, si accomodino pure a pensarli tutti insieme a sbicchierare alla faccia nostra alle isole di Antigua oppure in qualche altro sperduto paradiso del globo. Tutti: da Hitler a Bin Laden, passando per Mussolini e Pol Pot accompagnati da Saddam, Ceausescu e Gheddafi a giocare a scopone scientifico con i sette saggi di Sion ed il Gran Maestro dei Templari, protetti da un manipolo di agenti della CIA e del KGB solidali nel proteggere l’ineffabile segreto. I complottisti e gli scettici per “partito preso” credano pure quello che vogliono, mentre la storia fa il proprio corso...

Unità d'Italia: Analisi della poetica del Giusti, Sant'Ambrogio (2011)

Questo testo fu pubblicato dal poeta italiano Giuseppe Giusti nel 1845 e, nonostante non sia oggi tra le opere italiane più conosciute del tempo, dovrebbe nuovamente imporsi all’attenzione del lettore per originalità e rovesciamento delle regole del classicismo, in ossequio allo spirito romantico del tempo. Vergato in ottave, le stesse che avevano permesso all’Ariosto ed al Tasso di rendere immortali i propri poemi cavallereschi grazie ad un linguaggio aulico e ricercato, il testo in analisi sembra invece fare popolarmente “il verso” a quella gloriosa tradizione, presentandosi sin dalla prima strofa come “satira vulgata di costume”. Solo all’apparenza, però, il componimento potrà risultare di facile e divertente lettura, perchè fra le sue strofe, nemmeno tanto nascosto, si potrà scorgere un’acuta analisi della “pietas” italica, insieme ad un più generale esame dei fini e degli strumenti del potere politico e militare di ogni epoca. Il poeta, non desiderando rispettare i dettami del classicismo, utilizzerà senza scrupoli una terminologia popolare, anche se mai volgare, all’interno del testo, facendo in modo di far risaltare il suo messaggio proprio dal contrasto continuo tra l’irrisione degli eserciti invasori e la compartecipazione alle loro pene. Ed è proprio in questo contrasto che appare insita la nobiltà del Risorgimento italiano, volto sì all’indipendenza ed alla libertà della Patria, ma anche ad un ideale di pace, di comprensione, di rispetto per gli altri popoli. Queste caratteristiche, di netta derivazione mazziniana, influenzarono gli intellettuali dell’epoca ed il Giusti non fece eccezione.

Unità d'Italia: Analisi del Coro dell'Atto III della tragedia Adelchi (2011)

Questo testo poetico fa parte della tragedia “Adelchi”, scritta da Alessandro Manzoni tra il 1820 ed il 1822. Nel 3° atto il coro, come nelle opere di tradizione greca, descrive una scena di guerra e di conquista. Un’opera drammatica, solitamente, imporrebbe all’autore di trattare le gesta di personaggi di grande rilevanza, degli “eroi” insomma... Gli influssi del Romanticismo ottocentesco fornirono, però, al poeta gli strumenti utili ad interpretare l’antichità e le vicende delle genti sotto una nuova luce, inducendolo a ribaltare la consueta concezione della tragediografia dominante, presentando una visione più “popolare” della Storia. Così stava avvenendo nella prima stesura dei Promessi Sposi (il Fermo e Lucia), nei quali umili personaggi del popolo lombardo, si muovevano in un ingranaggio storico più grande di loro, così in quest’opera il poeta si impegnò a mostrare la visione dei vinti a scapito di quella dei vincitori. Sempre nel solco del pensiero Romantico, il Manzoni propendeva in quegli anni per le sorti dell’Italia, ancora dilaniata dall’avidità delle potenze straniere che avevano interesse a mantenerla divisa, auspicando la nascita di una nuova Nazione unitaria. Proprio con questo testo, nonostante l’impossibilità di poter lanciare un messaggio palese ai propri contemporanei a causa del controllo della censura austriaca, il Manzoni cercò di svegliare le coscienze dei propri compatrioti, raccontando il passato per parlare al presente. Il coro narra dell’invasione dei Franchi ai danni dei Longobardi e può essere diviso in quattro parti: (strofe di sei versi con dodecasillabi -senari doppi- con rima A-A-B-C-C-B)

La spiaggia ed il suo utilizzo... (2011)

“Ed il mare concederà agli uomini nuove speranze, così come il sonno  porta i sogni...”. Con queste parole, più di cinquecento anni fa, il grande navigatore Cristoforo Colombo descriveva con vivida partecipazione un rapporto antico, ma sempre attuale, dell’uomo con il mare. Grande alleato dell’umanità, fonte di cibo, di ricchezze, strada privilegiata di commerci e scambi culturali, ma anche nemico temibile, pronto a riaffermare in ogni momento grazie alla sua furia la propria supremazia sul genere umano. Il mare per secoli ha rappresentato il centro di gravità di ricchezze e povertà, di culture e violenze, di fughe ed esplorazioni ed ancora oggi, mentre i cieli vengono solcati sempre più frequentemente da aeromobili in grado di portare l’uomo da un capo all’altro del mondo in tempi sempre più ristretti, la grande distesa blu non ha perduto certamente il proprio fascino, rappresentando ancora il cuore pulsante e la linfa vitale di culture e paesi di tutto il mondo. Il mare non è solo acqua, però, ma è anche porti, navi, scogliere, golfi e spiagge, centri di vita che ne solcano la vastità oppure che si distendono lungo il suo confine naturale quasi a coronarne e delimitarne gli estremi limiti. Se però i porti e le insenature, luoghi adatti ai commerci ed agli scambi culturali, per secoli non hanno mai mutato sostanzialmente il proprio volto, tutt’al più adeguandosi alle nuove tecnologie ed ingigantendosi con l’aumentare della popolazione, è la funzione e la fruizione delle spiagge che nell’ultimo secolo è stata sostanzialmente rivoluzionata.

Lo Sbando controllato (2010)


Probabilmente qualcuno lo ricorderà, ma i più l'avranno già dimenticato: era il lontano 1993 quando la Camera dei Deputati negò ai magistrati l'autorizzazione a procedere per Bettino Craxi e Francesco De Lorenzo, entrambi profondamente coinvolti nelle inchieste sulla corruzione della politica di allora. Una manovra tanto arrogante quanto goffa che provocò una profonda reazione popolare che, storicamente, dette il via a quella che è stata definita l'epoca di Tangentopoli. A quasi vent'anni di distanza ci ritroviamo oggi nelle stesse identiche condizioni senza che però dalla società civile (almeno dalla sua narcotizzata maggioranza) provenga il benchè minimo sdegno. In data odierna, infatti, la Camera dei Deputati ha negato l'autorizzazione a procedere nell'utilizzo delle intercettazioni telefoniche ai danni di Nicola Cosentino, ex sottosegretario del PDL, indagato per contiguità con ambienti camorristici. Un voto a scrutinio segreto utile alla vittoria della linea della maggioranza, nonostante la maggior parte delle opposizioni e dei deputati di Futuro e Libertà avessero deciso di concedere il nulla osta ai magistrati. Pare che nel segreto della votazione, comunque, anche qualche finiano abbia sentito una certa vicinanza con l'ex collega di partito, insieme, ovviamente, ad alcuni esponenti dell'UDC di Cuffaro e soci.

Recensione film Robin Hood (2010)


Mi è capitato di andare a vedere un paio di sere fa il nuovo film della coppia Russel Crowe & Ridley Scott: Robin Hood. Posto il fatto che la pellicola, almeno personalmente, avrebbe già dovuto cozzare contro il ricordo mitico e leggendario dell'ottimo Principe dei Ladri, mi sento di stroncare recisamente la nuova "fatica Scottiana" come un tentativo mal riuscito di creare una sorta di prequel al ladro gentiluomo che noi tutti conosciamo, impelagandolo in una storia decisamente più grande di lui. Un conto è infatti che il buon Robin combatta con tutto il blasone di un nobile decaduto contro lo sceriffo di Nottingham oppure contro Giovanni Senzaterra in persona... Un altro paio di maniche, invece, è assistere alla farsa di un umile arciere al soldo dell'esercito di Riccardo Cuor di Leone che si trovi a vestire chissà come i panni di un aristocratico cavaliere, acquisendone immediatamente il piglio da condottiero e soprattutto il respiro da statista. Che nessuno si accorga della differenza ed anzi qualcuno nella sua "nuova dimora" sembri persino preferirlo al precedente "signore" suona a dir poco ridicolo (oltre che un pizzico irrispettoso nei confronti del povero Robert Loxley)... Così come è ridicolo che il principe Giovanni (che certamente non sarà stato una "cima") risulti senza mezzi termini un bell'imbusto troppo cretino per essere vero.

Fini, la rivolta dei colonnelli... (2010)


All'indomani dell'ennesimo trionfo elettorale berlusconiano, stavolta nelle elezioni amministrative di medio termine, la destra, nuovamente trionfante, è sembrata però frantumarsi a causa dei ripensamenti del co-fondatore del PDL, Gianfranco Fini, stufo di contare come il due di briscola nel mazzo del Cavaliere di Denari. Sospinto nel Partito delle Libertà dalle trame politico-populistiche del premier, più che da una volontà personale di cancellare AN, vezzeggiato con lo scranno di Presidente della Camera e lì lasciato a fare bella mostra di sé medesimo, il Colonnello Gianfranco ha visto sbiadire il suo peso politico mese dopo mese tra uno strappo della Lega ed una boutade del Presidente del Consiglio. Non si pensi, infatti, che le perplessità finiane di quest'oggi siano dovute ad una sempre maggiore impresentabilità del potere politico del leader della destra, sempre affannato a delegittimare la magistratura e le altre istituzioni della Repubblica pur di salvarsi dall'assedio delle leggi e di uno stato di diritto sempre più lontano da venire. C'è poca differenza fra il Lodo Alfano oppure il Legittimo Impedimento ed il precedente Lodo Schifani, c'è persino un miglioramento (se possibile) tra l'atteggiamento di Bossi che si rifiuta oggi di partecipare alle celebrazioni per l'unità d'Italia ed il ministro Castelli che anni fa cantava fuori dal Parlamento "chi non salta Italiano è". Non sono certamente valutazioni di interesse nazionale oppure i tormenti di uno statista che vede il proprio paese in mano ad una cricca di raffazzonati plutocrati e populisti a muovere la coscienza del Fini ribelle, ma paure molto più terrene e certamente meno nobili. Proprio il fatto che tali "mal di pancia" siano sorti ancora più urgenti all'indomani del voto regionale potrebbe servire ad individuarne gli aspetti principali. In primo luogo la crescita della Lega e dell'importanza politica degli uomini di Bossi di fronte agli ex di AN.

Recensione Avatar 2009


Prima di postare mi sono spulciato anche un paio di critiche on-line (tanto per non fare la figura del sempliciotto) ma ho notato con piacere che, almeno alcuni aspetti, li avevo già notati anche io, mentre altri (che però mi convincono solo fino ad un certo punto) invece li ho trovati già sviscerati dal criticone di turno. Cominciamo col dire che la pellicola, con le sue 2.40h di proiezione, risulta leggermente lunghetta e, per chi non è proprio abituato a queste scorpacciate cinematografiche, può anche farsi pesante... Oltretutto l'azione (soprattutto l'azione guerresca) è concentrata tutta nell'ultima parte, facendo della prima una lunga preparazione al "botto finale".

La politica che va a puttane... (2009)


Henry Kissinger amava dire: "Il problema è che il 90% dei politici rovina il buon nome di tutto l'altro 10%". Kissinger evidentemente conosceva bene quella maggioranza di politici cui si riferisce il suo ironico aforisma... Eppure, come sempre, tutto il mondo è paese. E' di questi giorni, infatti, lo scandalo che ha spinto all'auto-sospensione il governatore della Regione Lazio: Piero Marrazzo sarebbe stato coinvolto in un affaire a luci rosse ed in un susseguente ricatto con estorsione a causa di alcuni suoi "vizi privati" a base di cocaina e transessuali ripresi con un videofonino. Il ricatto, operato nientemeno che da alcuni carabinieri, (che dovrebbero essere forze di polizia utili a sopprimere il crimine e non a compierlo) avrebbe costretto il governatore a pagare forti somme di denaro perché l'affare rimanesse segreto. La vicenda e le indagini sono ancora in corso e le conclusioni affrettate sono spesso un errore, ma, visto il moltiplicarsi da un po' di tempo di scandali del genere, viene da chiedersi che via stia prendendo l'intellighenzia del nostro pese. Si potrebbe ricordare l'ingenuo Silvio Sircana ex portavoce del governo Prodi che, con tanto di auto blu, è stato pescato durante "uno stupido cambiamento di percorso" (parole sue) mentre scambiava due fugaci parole con uno scollacciato transgender. Sulla vicenda non è mai stata fatta chiarezza e non sono emersi particolari di ulteriore rilievo, c'è da ricordarlo, ma, in un clima del genere, l'opinione pubblica può anche essere autorizzata a prendere (scusate il gioco di parole) "lucciole" per lanterne.

Giustizia è fatta? (2009)


Giustizia è fatta? Si potrebbe rispondere che è ai proverbiali "posteri" che spetti l'ardua sentenza, ma, in questo particolare periodo storico del nostro paese, forse questa notizia merita una considerazione in più. Mercoledì 7 Ottobre 2009 la Corte Costituzionale, una delle più alte incarnazioni del potere giuridico in Italia, ha deciso che il cosiddetto Lodo Alfano ("Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato": legge 124/2008) sia da ritenersi contrario ai principi della Costituzione e, per questo motivo, da respingere. I supremi giudici, che hanno per compito istituzionale di vigilare, fra l'altro, affinché le leggi promulgate dal Parlamento non siano in contrasto con anche uno solo degli articoli della nostra Costituzione, hanno perciò accolto i rilievi mossi dai colleghi milanesi impegnati nei processi Mediaset-diritti tv e caso Mills. Tali procedimenti, come molti sanno, vedono, fra gli altri, come imputato-eccellente il premier Silvio Berlusconi. Sin da quando l'immunità parlamentare fu accantonata con referendum popolare, diversi anni or sono, la politica ha cercato a più riprese di far "rientrare dalla finestra" ciò che era stato "cacciato dalla porta". Lodo Maccanico, Lodo Schifani ed oggi il Lodo Alfano. I più maliziosi potrebbero sussurrare che i nostri governanti, ben consci dei loro scheletri nemmeno tanto nascosti dentro l'armadio, non vedano l'ora di essere messi al riparo da qualsiasi accusa giudiziaria grazie ad un escamotage, ai limiti della legalità, come quello dell'immunità parlamentare. Visto e considerato poi che la politica, presso il nostro bel paese, sembra una professione a tempo pieno e soprattutto, per alcuni, indeterminato, chi si fa promotore di queste leggi sembra puntare alla vitalizia immunità da ogni pendenza ai propri danni.

Il Golgota della sinistra italiana... (2009)


Di fronte alla grancassa del PDL, al profumo dei soldi che il Cavaliere emana, al suo populismo sempre più parossistico ed allo strapotere mediatico acclarato ed aggravato, sembra non esserci più niente da fare per il resto del paese. Come si scrive su Repubblica (evidentemente) la “luna di miele” tra il popolo reale e l’attuale presidente del consiglio è ben lungi dal finire. E’ vera la questione del conflitto di interessi che praticamente ha consegnato l’80% dei mezzi di informazione al Sire... Contro una simile potenza è ben difficile farsi sentire, ma, anche per uno come me che cerca di vedere pochissima televisione e che cerca di informarsi sulla rete, c’è poco da fare... le querelle dell’opposizione sembrano vagiti sconnessi di una classe politica che non sa più che pesci prendere... sballottata tra insanabili contrasti interni e figuracce esterne difficilmente digeribili. Figuracce a volte, “figurine” in altre occasioni, ma insomma sempre poca roba rispetto al “carro del vincitore” continuamente esibito (purtroppo a ragione) dall’altra parte... Persino di fronte al più subdolo attacco alla divisione costituzionale dei poteri (tra legislativo e giudiziario), messa in campo dalla maggioranza durante i giorni della morte di Eluana Englaro, non ci ha salvato di certo l’opposizione, ma l’estrema-ratio rappresentata da un Presidente della Repubblica che ha ritenuto di dover rispettare la Costituzione.

L'anno zero della sinistra italiana... (2008)


Con l’ultima, decisiva, pietra tombale targata AN si chiude a Roma la stagione elettorale 2008. Una stagione che ha visto un vero e proprio tracollo della sinistra ed un’affermazione profonda ed incontrovertibile delle destre. Dagli scranni del parlamento al poetico Palazzo d’Orleans di Palermo, dalla Madonnina milanese alla monnezza campana, dalle nebbie padane all’assolata collina del Campidoglio ovunque svettano ridenti i vessilli di una destra che ha vinto e convinto al di là di ogni sua più rosea aspettativa. Proprio a Roma, “laboratorio della sinistra giovane ed innovativa” si è consumata l’ennesima sconfitta del PD e di tutti i suoi seguaci. Veltroni e compagni hanno peccato di presunzione e di miopia verso quello cui stavano andando incontro nel ricandidare per la terza volta un ex come Rutelli. Pensando che Roma fosse il loro “giardino privato” hanno creduto di poter mettere in scena un gioco delle poltrone che ha disturbato tutti.

Le invasioni barbariche 2008

L’Italia ha scelto il suo nuovo ed indiscusso leader. Dopo più di sessant’anni dalla fine del ventennio fascista il nostro paese ha ritrovato quell’uomo forte che tanto cercava e che si è guardata bene dal lasciarsi sfuggire di nuovo. Nel voto di qualche giorno fa l’Italia si è riscoperta incantata, per l’ennesima volta, dalle seduzioni di un populismo di destra tanto forte e viscerale da risultare irresistibile. Per 40 anni la vecchia e vituperata DC, con l’obiettivo dichiarato di proteggere lo stivale dal Comunismo, ha dimostrato di averci protetto, in qualche modo, anche da un rigurgito filo-destrista che è riesploso in tutto il suo clamore con la discesa in campo del Cavaliere. Non è certo nostra intenzione rimpiangere davvero la Prima Repubblica, ma sembra ormai un dato di fatto che, dietro alle pastoie bizantine e malavitose del vecchio establishment democristiano, si nascondesse l’anima nera di tanti italiani ancora nostalgici del Duce. Quando la gerontocrazia dei padri fondatori della nostra giovane repubblica è venuta meno, affondando sotto un mare di corruzione e collusioni mafiose che loro stessi avevano contribuito a erigere a sistema, Berlusconi ha colto la palla al balzo ed è disceso in campo. L’uomo di Arcore ha resuscitato i post fascisti di Fini, si è alleato con Bossi ed i suoi “pretoriani” e si è consacrato a nuovo uomo forte e salvatore del popolo oppresso.