mercoledì 18 luglio 2012

Sciopero generale CGIL, dal nostro inviato... (2011)

Sciopero Generale indetto dalla CGIL: Dalla mattina alle ore 8.30 a Roma ed in molte altre città italiane si sono fermati i servizi essenziali della città, trasporti, uffici, scuole, enti pubblici con un’adesione che sembra essersi aggirata, secondo gli organizzatori, intorno al 60% dei lavoratori. Molti i disagi per la popolazione che sono stati giustificati con lo slogan “Scusateci, ma stiamo scioperando per voi”. Una mobilitazione ampia e lungamente attesa alla quale hanno partecipato i vertici della CGIL:  Claudio Di Bernardino (segretario regionale) era presente a Roma, mentre il Segretario Generale Susanna Camusso ha scelto Napoli per dire no alle politiche sociali del governo Berlusconi. Il più antico sindacato italiano è voluto scendere in piazza contro la crisi economica mondiale che i governi stanno cercando di far ricadere sui lavoratori attraverso esternalizzazioni, eliminazione dei contratti collettivi nazionali, licenziamenti indiscriminati, progressiva eliminazione dei diritti del lavoro e semplici tagli allo stipendio. I partecipanti hanno ammonito chi li ha criticati con questo slogan: “Chi non è colpito oggi rischia di esserlo domani”. Il Segretario Camusso ha affermato: “Con lo sciopero chiediamo un fisco più giusto, per andare a trovare le risorse laddove ci siano e, magari, siano anche aumentate in questi anni di crisi. Lo facciamo per proteggere il lavoro, perchè l’occupazione flessibile venga utilizzata solo dove possa essere davvero utile e non in maniera indiscriminata”.
A Roma il corteo ha espresso tutti questi concetti ampliandone però la portata: Per le strade si è affermato che, ben lungi dall’essere una soluzione che possa venire in soccorso di un sistema capitalistico in piena crisi, la riduzione dei diritti sociali possa essere stata, da una ventina di anni a questa parte, la stessa causa della spirale negativa che oggi il mondo del lavoro si trova a vivere. Di fronte a questi problemi, dunque, la risposta dei lavoratori e delle lavoratrici presenti in piazza è stata quella di scommettere su di un nuovo stato sociale, su di un ampliamento di questi diritti, invece che sulla loro sistematica riduzione. “Solo in questo modo, restituendo ossigeno e dignità al mondo del lavoro salariato, l’economia potrà davvero ripartire su basi di equità e giustizia sociale”. Una manifestazione pacifica, colorata, che nell’Urbe si è snodata da piazza dell’Esquilino fino al Colosseo, senza disordini, con una presenza di forze dell’ordine piuttosto discreta e collaborativa. Alcuni lavoratori, intervistati nel corso della manifestazione, hanno cercato di chiarire ancora meglio i motivi del loro intervento in piazza: “La nostra presenza qui oggi è volta a lanciare un messaggio prevalentemente politico – ha dichiarato uno di loro – contro le azioni di questo governo che non rispetta il nostro lavoro. Si cerca solamente, con i nuovi contratti, di ridurre i nostri diritti con l’obiettivo non apertamente dichiarato di spingerci a sottoscrivere assicurazioni private che ci indennizzino in caso di malattia o di assenza. Così facendo si rischia di far divenire un lusso di pochi quello che fino ad oggi ha rappresentato un diritto di tutti. A questo proposito noi sentiamo il bisogno di un sindacato unito, perchè la moltiplicazione delle tante sigle ha avuto lo storico risultato di rendere i nostri rappresentati più deboli e compromessi di fronte a chi ci governa. Anzi – conclude il lavoratore – l’auspicio più grande sarebbe la creazione di un sindacato unico anche a livello mondiale, in modo che nessun “signor Marchionne” possa più minacciarci di delocalizzare le proprie imprese portandole laddove i diritti del lavoro siano ancora allo stato embrionale”. Una protesta politica, ma non partitica dunque, vista l’assenza quasi assoluta di “colori ben definiti” in seno alla manifestazione. Numerose, infatti, anche le voci di chi, dopo aver votato con qualche speranza il governo in carica, non è rimasto soddisfatto delle proprie scelte: “Questa politica ci ha stufato... Noi non siamo qui oggi per danneggiare la nostra azienda, quelli che in passato chiamavamo i “padroni”, ma siamo qui per far capire a chi disegna le politiche del lavoro che non ci piacciono le soluzioni che sta adottando”. In ultimo, c’è chi ha voluto denunciare anche alcuni aspetti concreti della nuova realtà: “Il nuovo Contratto Nazionale che ci è stato presentato, che ha comportato ad esempio la riduzione delle nostre garanzie in fatto di malattie e permessi, è stato firmato solamente dalla CISL e dalla UIL, senza la controfirma della CGIL, che continua a rappresentare almeno il 40% dei lavoratori dipendenti. Tutto ciò è scandaloso, a queste condizioni come si fa a definirlo “Contratto Nazionale”? Questa manifestazione, nella generale indifferenza dei media e delle istituzioni, è una delle poche occasioni che abbiamo ancora per farci sentire, per “contarci” e per ritrovarci tutti uniti a lottare dalla stessa parte. Contro chi ci vuole mettere l’uno contro l’altro, contro chi vuole in silenzio, contro chi ci vorrebbe tutti ricattabili, noi oggi vogliamo far sentire la nostra voce”.

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