mercoledì 18 luglio 2012

Recensione Avatar 2009


Prima di postare mi sono spulciato anche un paio di critiche on-line (tanto per non fare la figura del sempliciotto) ma ho notato con piacere che, almeno alcuni aspetti, li avevo già notati anche io, mentre altri (che però mi convincono solo fino ad un certo punto) invece li ho trovati già sviscerati dal criticone di turno. Cominciamo col dire che la pellicola, con le sue 2.40h di proiezione, risulta leggermente lunghetta e, per chi non è proprio abituato a queste scorpacciate cinematografiche, può anche farsi pesante... Oltretutto l'azione (soprattutto l'azione guerresca) è concentrata tutta nell'ultima parte, facendo della prima una lunga preparazione al "botto finale".
C'è però da dire anche che, in entrambe le parti, il regista non ha certamente lesinato in quanto ad effetti speciali, creando un mondo alieno dalla fotografia davvero sontuosa e delle atmosfere da fiaba che (credo) si imporranno immediatamente come nuovo standard qualitativo degli effetti speciali del cinema dei nostri tempi. A mio modesto parere, infatti, è proprio questa la più grande forza del film, la copiosa profusione di ogni tipo di tecnologia digitale dal macroscopico al microscopico, che lo rende una continua "festa per gli occhi", a fronte, invece, di una storia largamente già vista, di personaggi dalla debole caratterizzazione, di un intreccio ed un dialogo abbastanza scontati... Per chi ha già avuto modo di vedere Balla con i Lupi, Pochaontas oppure l'Ultimo Samurai, infatti, il "brodo" è sempre lo stesso, questa volta ambientato in un lontano e fiabesco mondo alieno, invece che nel nostro violento passato. La storia d'amore è puro "instrumentum scenico" (per quanto io già non sia un grande amante delle love story cinematografiche, questa è una delle più scontate), il cattivo di turno è il classico "Generale di Cristo" (in questo caso degradato addirittura ad un muscoloso ed esaltato colonnello) che all'inizio sembra parlare come un veterano del Vietnam, ma alla fine si trasforma in un Terminator spaccaossa che picchia come un fabbro ferraio e tira bombe come Bush. Altre considerazioni dei critici del tipo: Cameron contrappone la cultura delle macchine post-industriale a quella del network e della rete globale rivisitata in chiave aliena, secondo me, lasciano il tempo che trovano, rischiando di attribuire maggior profondità ad una pellicola che, in realtà, mi è sembrata solo un possente e glorioso affresco delle nuove possibilità del cinema moderno. In conclusione, non volendo demolire un film godibile e spettacolare (anche se a tratti qualcuno possa aver pensato il contrario, viste le mie parole...), chiudo invitando ad andare certamente a visionare questo piccolo capolavoro della nuova tecnica cinematografica, ma anche auspicando che, dopo la scoperta di questa nuova veste di luci, colori ed atmosfere, qualcun'altro pensi di riempirla con un contenuto leggermente più interessante, almeno più adeguato al budget dilapidato.

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