mercoledì 18 luglio 2012

La politica che va a puttane... (2009)


Henry Kissinger amava dire: "Il problema è che il 90% dei politici rovina il buon nome di tutto l'altro 10%". Kissinger evidentemente conosceva bene quella maggioranza di politici cui si riferisce il suo ironico aforisma... Eppure, come sempre, tutto il mondo è paese. E' di questi giorni, infatti, lo scandalo che ha spinto all'auto-sospensione il governatore della Regione Lazio: Piero Marrazzo sarebbe stato coinvolto in un affaire a luci rosse ed in un susseguente ricatto con estorsione a causa di alcuni suoi "vizi privati" a base di cocaina e transessuali ripresi con un videofonino. Il ricatto, operato nientemeno che da alcuni carabinieri, (che dovrebbero essere forze di polizia utili a sopprimere il crimine e non a compierlo) avrebbe costretto il governatore a pagare forti somme di denaro perché l'affare rimanesse segreto. La vicenda e le indagini sono ancora in corso e le conclusioni affrettate sono spesso un errore, ma, visto il moltiplicarsi da un po' di tempo di scandali del genere, viene da chiedersi che via stia prendendo l'intellighenzia del nostro pese. Si potrebbe ricordare l'ingenuo Silvio Sircana ex portavoce del governo Prodi che, con tanto di auto blu, è stato pescato durante "uno stupido cambiamento di percorso" (parole sue) mentre scambiava due fugaci parole con uno scollacciato transgender. Sulla vicenda non è mai stata fatta chiarezza e non sono emersi particolari di ulteriore rilievo, c'è da ricordarlo, ma, in un clima del genere, l'opinione pubblica può anche essere autorizzata a prendere (scusate il gioco di parole) "lucciole" per lanterne.
In molti si rammentano ancora, lo scandalo di Cosimo Mele, ex parlamentare UDC, che è stato pescato a luglio del 2007 in una suite di via Veneto a Roma con una o due prostitute, una di esse poi ricoverata in ospedale per un malore da attribuire probabilmente all'uso di cocaina e alcool. Non sono mancate, comunque, anche nel suo vecchio schieramento, voci atte a comprendere tali comportamenti, ma soprattutto fantasiose proposte volte a far sì che essi non potessero ripetersi in futuro: La più esilarante fra tutte fu proprio quella dell'allora segretario Lorenzo Cesa che suggerì di istituire una specie di "indennità parlamentare contro le tentazioni". In questo modo i parlamentari, spesso lontano dalla famiglia per motivi di lavoro, avrebbero potuto ottenere un contributo finanziario ulteriore, per fronteggiare i costi del trasferimento a Roma dell'intera famiglia. Le prostitute di mezza Italia ci hanno sperato, per loro sarebbe stata una vera e propria cuccagna, ma purtroppo l'illuminata proposta non ha avuto seguito. Avvicinandoci ancora ad oggi, come non ricordare lo scandalo che ha infuocato tutta l'estate del nostro stimato premier, (nonché parte di questo inizio di autunno) braccato dalle dichiarazioni di escort, vallette, ragazzine, nonché di sua moglie, Veronica Lario, per i suoi "festini" tra Villa Certosa e Palazzo Grazioli. Silvio Berlusconi, grazie alla sua italica virilità, ha avuto la forza (a 73 anni suonati) di intrattenersi in intimità con una moltitudine di donne, tra un consiglio dei ministri ed un G8 di lavoro, senza perdere nemmeno l'occasione di suggerire, tra tutte queste signorine, qualche nome da candidare al parlamento d'Europa. Di pochi giorni fa, infine, è stata la bagarre scoppiata in casa Mastella. Moglie e marito come premiata-ditta di smistamento di potere, favori e denaro. Qui non si è parlato di prostitute o transessuali, ma solamente delle care, vecchie mazzette. Da buon vecchio democristiano Clemente Mastella non si è fatto irretire dalle sirene della modernità, alzando sottane o sniffando polvere bianca, (almeno ancora non è stato dimostrato) ma è rimasto "sul pezzo" concentrandosi su degli "evergreen" della propria generazione: la corruttela ed il clientelismo. Questo disarmante riassunto, oltre a dimostrare che, su certi argomenti, a destra ed a sinistra si ragiona in modi molto simili, potrebbe sollevare ulteriori riflessioni sulla mancanza di "continenza" della nostra classe dirigente. Non fraintendeteci per carità, siamo d'accordo con lo scrittore francese Jules Renard quando afferma "Conosco parecchi furfanti che sono anche moralisti. Però non ho mai conosciuto nessun moralista che non fosse anche un furfante...". Non è quindi con spirito moralista che si vuole ragionare qui, lasciando il giudizio personale sulla vicenda al lettore, ma almeno un discorso di logica e di opportunità converrebbe farlo. E' pacifico che i gusti sessuali delle persone, anche di quelle più in vista, non potrebbero e non dovrebbero divenire materia di pubblico dibattito e nemmeno materia di scontro politico ed elettorale. Essi, infatti, non dovrebbero avere nulla a che fare con l'esercizio della pubblica funzione da parte di un libero cittadino, sia esso metalmeccanico di Fregene oppure parlamentare di Milano. Certamente diverso è il discorso quando si parla di droga, di favori politici promessi in cambio di prestazioni sessuali oppure di rapporti con minorenni: tutti questi sono reati ben precisi e come tali andrebbero puniti. Tornando alla semplice "scappatella", però, quale può essere allora la differenza di valutazione fra il politico che va con una escort trenty da 10.000 euro a nottata ed il metalmeccanico che a prezzi modici si paga una mezz'oretta di svago con una mignotta di periferia? In termini morali nessuna, in termini di opportunità più di una. Il privato cittadino, infatti, oltre ad una moglie e qualche figlio da rispettare (possibilmente), non ha alcun compito istituzionale da assolvere e, nel caso venga ricattato per il suo vizietto, solo su di lui ricadrà l'onere della vergogna e dell'estorsione. Un personaggio pubblico, invece, per di più nell'esercizio di un ruolo di potere, dal livello municipale a quello nazionale, nel caso si renda vulnerabile oppure ricattabile, non sarà il solo a subire il peso dell'estorsione e la vergogna dell'umiliazione. Tutto ciò, infatti, ricadrà sugli elettori che lo hanno portato al potere e sul partito che lo sostiene. Per un elettore di Marrazzo, infatti, sapere che le decisioni del proprio governatore possano essere inquinate da ricatti che nulla hanno a che vedere con la politica, squalifica, per la maggior parte, il comportamento anche dell'uomo di stato. Avrà votato in un certo modo per sua libera scelta oppure perché costretto da qualche "pappone" nascosto nell'ombra? Sapere che il proprio leader, mentre siede annoiato in qualche consiglio regionale, sogna di evadere dalla tediosa realtà grazie ad una striscia di polvere bianca oppure progetta con la pelle d'oca la scappatella serale con la sgualdrina di turno, rende il personaggio davvero poco affidabile. Quanta attenzione potrà egli rivolgere ai fatti del governo, mentre la sua mente sarà ingombra di tutt'altri pensieri? Ed ancora: che fiducia potrà ispirare l'intelletto di un politico che, con tanto di auto blu e di assegni al portatore, pur sapendo di fare qualcosa di cui, un domani, potrebbe vergognarsi, non ha nemmeno l'intelligenza di farlo alla "chetichella". Ubriacati dal potere personale, politico ed economico di cui i nostri governanti sono abituati a disporre, essi, da un lato, non hanno nemmeno la buona creanza di nascondersi mentre ne fanno di tutti i colori, ma dall'altro, appena si grida allo scandalo, si dichiarano vittime ingenue del loro basso ventre. Vittime lo sono di certo, ma più che del vizio, di cui per certi versi e in certa misura, siamo soggetti tutti, sono vittime della loro stupidità e della loro "incontinenza". Non è tanto contro la corruzione dei costumi o contro l'immoralità che andrebbe bandita la crociata del nuovo millennio, ma più che altro contro l'imbecillità di chi, indegnamente, ci rappresenta. Più che fare a pezzi Marrazzo per la sua impudicizia, insomma, bisognerebbe accusarlo per la sua dabbenaggine e per la totale mancanza di opportunità del suo agire. Calandosi le braghe nell'alcova di un trans il buon Piero le ha calate a tutti noi ed al suo partito, rendendosi un personaggio ridicolo, ricattabile ed "eliminabile" in qualsiasi momento. Ai nostri politici, cui tanti onori e tanti denari derivano dalle loro cariche, noi chiediamo, se non addirittura il buon governo, cosa che in un paese civile sarebbe davvero il minimo sindacale, almeno quel pizzico di "continenza" in più che li metta al riparo da gogne extra-politiche di cui tutti noi faremmo volentieri a meno. Oltretutto, nel bailamme di questo tripudio ormonale, fa sorridere amaramente l'ipocrisia dei nostri stessi "ottimati", reduci dalle notti brave di periferia, che votano l'indomani dai loro scranni parlamentari contro le droghe leggere oppure contro la legalizzazione della prostituzione. Di cosa hanno paura i nostri governanti? Che una volta reso legale tutto questo sottobosco di divertissement, la loro voluttà nell'infrangere le regole venga irrimediabilmente meno? C'è molta meno ipocrisia e nessuna impudicizia in personaggi come Vladimir Luxuria, come Pecoraro Scanio oppure come Niki Vendola che, onesti verso se stessi ed il proprio elettorato, hanno preferito mettere le carte in tavola sin da subito per non essere schiavi dei loro gusti sessuali, ma hanno anzi tratto da essi spunti fecondi per il proprio agire politico. Rapiti dall'intramontabile voluttà di un clima da "ultimi giorni di Pompei", ma ancora immobili nelle loro ipocrisie di facciata, molti dei leader italici sempre più si abbandonano invece ad un'arrogante ed esaltata dissolutezza (ed al conseguente ridicolo che ne deriva) trascinando con sé quella parte del popolo italiano che chiederebbe solamente di essere rappresentato con un minimo di moderazione e di sale in zucca. Ogni epoca ha i gusti sessuali, le mode ed i divertimenti che la società porta con sé. Evidentemente la nostra è l'epoca dell'omofilia e dello sballo ad ogni costo... In fin dei conti chissenefrega... Se chi lo fa è adulto e consenziente sono fatti suoi e non di tutti, ma che almeno tutto questo venga praticato "cum grano salis", come dicevano i latini, perché questi vizi privati non vengano a inficiare le (già scarse) pubbliche virtù di chi è al potere.

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