mercoledì 18 luglio 2012

Manifestazione a Piazza del Pantheon contro il DDL Intercettazioni, dal nostro inviato... (2011)

Roma, piazza del Pantheon: mentre la vita della Capitale scorreva via, come di consueto, trascinata dall’ordinaria follia di traffico, lavori in corso, linee di mezzi pubblici deviate ed ingorghi, di fronte allo storico tempio ricostruito dall’imperatore Adriano è andata in scena la manifestazione contro il DDL Intercettazioni. A due passi dal Parlamento della Repubblica, dal quale alcuni politici (con solo pochi passi) hanno potuto giovarsi dell’ennesima passerella lietamente consegnata in pasto ai mass media, l’Ordine dei Giornalisti, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e l’Associazione dei Cronisti hanno cercato di sensibilizzare la popolazione di fronte “all’emergenza democratica” costituita dalla cosiddetta “legge bavaglio”. Poche, però, le persone accorse all’evento, forse qualche centinaio, in mezzo a folle di turisti incuriositi più dalla magnifica cupola del tempio romano che dal palco circondato di bandiere. Segno evidente di una certa stanchezza della popolazione media, probabilmente più preoccupata dalle fosche previsioni economiche di questi ultimi tempi, rispetto a questioni di cui si sente parlare ormai da troppo tempo e di cui non si riesce mai ad intravedere una conclusione definitiva.
Di fronte all’ostinazione di un esecutivo che, con tanta tenacia, proponga ancora provvedimenti come questi, ritenuti da molte parti errati nel merito e nelle intenzioni, c’è quasi da credere che il Governo, con una pazienza degna di Penelope, si diverta a tessere e disfare la propria tela, nell’attesa di vedere completate le sue trame, ormai cadute nel dimenticatoio della noia e della routine. Quella del Pantheon, però, non è stata, una tediosa protesta, ma piuttosto una denuncia di “addetti ai lavori”, essi sì preoccupati dai risvolti legali e civili di una proposta di legge tanto difficile da digerire. Molti gli slogan, anche estremi, cui si è fatto ricorso per porre per l’ennesima volta il problema all’attenzione delle istituzioni e del popolo. I giornalisti si sono detti pronti a non rispettare questa nuova legge, nel caso venisse approvata, in ossequio all’articolo 21 della Costituzione ed alle leggi fondanti della professione. I manifestanti hanno minacciato di adire alla Corte dei diritti dell'uomo in opposizione al decreto incriminato, di porre il problema in sede europea ed infine di organizzare una vera e propria “disobbedienza civile”. Dal palco si è spiegato come “Alla Rai il bavaglio l'abbiano già messo...” come ha dichiarato Alessandra Mancuso dell'Usigrai (il sindacato dei giornalisti Rai) riducendo gli spazi del Tg3, chiudendo Annozero, Parla con me, e piegando il Tg1 ad un organo filo-governativo. Il giurista Antonio D'Amati ha poi invitato i convenuti a non farsi spaventare: “Se i giornalisti verranno portati davanti ai tribunali, i giudici li assolveranno. Non temo l'istigazione a delinquere quando dico ai giornalisti che di questa futura legge non dovranno tenerne conto. Nessuno può essere condannato per aver fatto il proprio dovere. Il DDL sarà un buco nell'acqua, serve solo a spaventarvi”. In conclusione è stato il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, a far sentire chiara e forte la propria voce: “C'è una legge che regola l'Ordine e che impone ai giornalisti di dire sempre la verità con rispetto per le persone. Quest’altra legge che si vuole approvare indica che noi siamo scomodi e questa è una cosa sana perché compito del giornalista è essere scomodo”. Disobbedienza civile, ricorsi in sede giudiziaria, resistenza... Questi, insomma, i contenuti di una manifestazione in cui il Quarto Potere ha provato, ancora una volta, a far sentire la propria voce di fronte ai veti della politica. In mezzo al traffico di Roma, di fronte a poche centinaia di persone ed a qualche gruppo di turisti distratti, il Pantheon ha fatto da eco alle proteste di una stampa fiera del proprio lavoro e preoccupata del proprio futuro.

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