mercoledì 18 luglio 2012

Lo Sbando controllato (2010)


Probabilmente qualcuno lo ricorderà, ma i più l'avranno già dimenticato: era il lontano 1993 quando la Camera dei Deputati negò ai magistrati l'autorizzazione a procedere per Bettino Craxi e Francesco De Lorenzo, entrambi profondamente coinvolti nelle inchieste sulla corruzione della politica di allora. Una manovra tanto arrogante quanto goffa che provocò una profonda reazione popolare che, storicamente, dette il via a quella che è stata definita l'epoca di Tangentopoli. A quasi vent'anni di distanza ci ritroviamo oggi nelle stesse identiche condizioni senza che però dalla società civile (almeno dalla sua narcotizzata maggioranza) provenga il benchè minimo sdegno. In data odierna, infatti, la Camera dei Deputati ha negato l'autorizzazione a procedere nell'utilizzo delle intercettazioni telefoniche ai danni di Nicola Cosentino, ex sottosegretario del PDL, indagato per contiguità con ambienti camorristici. Un voto a scrutinio segreto utile alla vittoria della linea della maggioranza, nonostante la maggior parte delle opposizioni e dei deputati di Futuro e Libertà avessero deciso di concedere il nulla osta ai magistrati. Pare che nel segreto della votazione, comunque, anche qualche finiano abbia sentito una certa vicinanza con l'ex collega di partito, insieme, ovviamente, ad alcuni esponenti dell'UDC di Cuffaro e soci.
Questo ancora una volta a dimostrazione che, quando si tratta di proteggersi le spalle a vicenda, i consensi in politica divengono decisamente trasversali. A seguito di questa splendida manovra proprio il "graziato" Cosentino ha dichiarato però di essere pronto al processo per non rischiare di passare per chi (guai a pensarlo nemmeno per scherzo) voglia evitare un giusto ed imparziale giudizio da parte della magistratura... Piuttosto nobile da parte sua, peccato che, probabilmente, senza la possibilità di utilizzare proprio quelle intercettazioni telefoniche raccolte a suo carico, le accuse contro l'ex sottosegretario potranno essere comodamente smontate in sede processuale. Ancora un punto segnato dalla politica ai danni delle efferate toghe rosse, dunque, ancora un'offesa alla legge che dovrebbe essere uguale per tutti, ancora una picconata a quello stato di diritto che ormai è ridotto, da più di quindici anni di regno berlusconiano, ad un cumulo di macerie. Di fronte ad uno spettacolo tanto bieco del potere politico che protegge se stesso contro ogni decenza, una ventina di anni fa il popolo si sdegnò e plaudì magistrati come Di Pietro che provarono a mettere alla sbarra la classe dirigente della cosiddetta Prima Repubblica, oggi la notizia, rimbalzata su diversi giornali ed agenzie di stampa, non ha fatto più trasalire nessuno, segno che lo "sbando controllato" imposto su di noi dall'alto sta funzionando alla perfezione: nessun interesse per la vita pubblica del paese, ma un popolo mansueto che attende di indignarsi di fronte alla moviola del turno infrasettimanale di campionato senza preoccuparsi della camorra che rischia di sedere tranquillamente nel Parlamento della Repubblica. L'opposizione in tutto questo che fa? Dai banchi del PD è giunta una vocina che ha definito il voto odierno come "un fatto gravissimo", ma che poi ha ricominciato prontamente a pensare ai fatti suoi nella disperata ricerca di un nuovo allenatore da mettere alla guida dello sgangherato team del Partito Democratico. Oggi è fiorito il nome di Alessandro Profumo, un banchiere che è stato costretto alle dimissioni dal CDA di Unicredit per manovre poco chiare a favore di alcune banche libiche... Non c'è che dire: un tempismo perfetto ed un ottimo e cristallino nominativo per sostituire l'antipatico Bersani e per rintuzzare il Movimento di Veltroni. Montezemolo, Profumo, chi più ne ha più ne metta... la disperata ricerca di un CT dei miracoli che scacci finalmente la sindrome "zero tituli" che aleggia sulla sinistra italiana non ha fine e probabilmente continuerà ancora per molto... Fin quando si continuerà infatti a cercare di risanare dalla testa un partito diviso dall'interno sarà come sperare che persino gente come Mourinho oppure Ancelotti possano vincere il campionato scendendo in campo da soli. Senza una squadra non si vince e se, in quella del PD, da Renzi a Chiamparino, da Veltroni a D'Alema, da Franceschini a Fassino ognuno pensa per sè sperando che qualcuno provveda per tutti (mentre intanto in Parlamento si consumano le ennesime vergogne) lo sbando controllato dell'Italia berlusconiana continuerà indisturbato...

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